Misurarsi
- El Pincha Uvas
- 3 set
- Tempo di lettura: 2 min
Ricordo che siamo cresciuti pensando che le misure perfette per una donna erano 90-60-90. Le modelle dovevano essere perfette, e rientrare in questi numeri.
Era come se una sola caratteristica definisse tutto il resto.
Io mi misuravo in chili. Mi ha creato dei traumi non indifferenti.
Per le tabelle standard ci sono stati anni in cui sono risultato obeso.
Anche ora che ho 47 anni sono in sovrappeso per l'Oms.
Alcuni si misurano in Euro.
Se ne hai tanti sei bravo.
Se ne hai pochi no.
Altri si misurano in proprietà, amanti, orologi, aziende o marca dei vestiti.
Ciascuno giudica sé stesso e gli altri in base ai propri parametri.
A me ultimamente piace pensare alle esperienze.
Questa estate avremmo potuto misurarci in chilometri, in Paesi o in confini.
Di chilometri ne abbiamo fatti 2.700.
Di Paesi ne abbiamo visitati cinque: Italia, Slovenia, Serbia, Bosnia, Croazia.
Di confini ne abbiamo attraversati tanti.
Penso che ci si potrebbe anche misurare in esperienze, in vita.
Abbiamo dormito nel parcheggio del cimitero di Gorizia, nel diluvio universale nel parcheggio di un supermercato in Croazia e sotto un caldo folle in Serbia.
Abbiamo mangiato cibo tipico in ogni Paese.
Abbiamo visitato luoghi di culto ortodossi, musulmani e cattolici.
Siamo stati a Medjugorie in Bosnia, ma anche in una cattedrale ortodossa meravigliosamente bella a Belgrado.
Abbiamo attraversato la Drina, e rivissuto periodi bui della guerra dei Balcani.
Siamo stati colpiti dalle foreste del Parco del Tara.
Abbiamo fatto "amicizia" con due fratelli che gestivano un parcheggio con norme "parallele" a Sarajevo, che oltre ad offrirci del fumo, hanno protetto il nostro camper, si sono offerti per comprarci le schede telefoniche e ci hanno fatto usare il wifi del loro ristorante e fare il ricarico delle acque potabili.
Abbiamo vissuto l'esperienza di vedere come il camper slittava su una salita che ci doveva portare alla pista dei bob delle Olimpiadi di Sarajevo 1984 e ci siamo dati una mano a fermare le macchine e ad uscirne indenni.
Ci siamo fatti aiutare da un intero gruppo di pompieri a Sebenico che ci hanno indicato la strada giusta in un inglese perfetto.
Abbiamo giocato a calcio nelle soste, pestato un riccio in Croazia o fatto i tufi da un pedalò con i disegni di Peppa Pig.
Abbiamo fatto una colazione indimenticabile a Mostar.
Abbiamo cantato Giorgia, Olly e una sfilza di rapper italiani di cui non ricordo il nome.
Abbiamo steso un telo al buio accanto ad un lago e guardato le stelle per oltre due ore mentre si parlava di tutto.
Abbiamo corso sul mare, a Belgrado e anche concluso una mezza maratona sul ponte di un fiume bosniaco dove abbiamo conosciuto i figli piccoli di un ex-calciatore di grandi squadre della serie A italiana.
Non so quale sia l'unità di misura giusta. Non credo ce ne sia una sola.
E se ci misurassimo anche in risate, dormite, paesaggi o chiacchiere?
Boh, non lo so.
So solo che regalarci esperienze ci fa stare bene.
È sempre bello.
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