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  • Immagine del redattoreEl Pincha Uvas

Il Compasso

Sto creando un lavoro.

E' una cosa a cui tengo per ciò che rappresenta, per chi me l'ha chiesto, per ciò che significa accettare di realizzarlo, per la gioia che darà.


Ci sono momenti nella vita in cui fai delle cose. Ma non le fai per te.

Le fai tu. Con la tua testa. Con le tue mani.

Ma non le fai per te.

Le fai perchè in ogni pensiero, in ogni misura presa, in ogni dima realizzata o in ogni taglio hai ben presente l'amore per qualcun altro.



Tentare di fare bene alcune cose è come un abbraccio. E' dimostrare un affetto. E' amare qualcuno.

Questo è un lavoro di misure, di angoli, di righe tonde.

E' un lavoro di rapporti, di dislivelli.

E' un lavoro diverso rispetto a quelli che faccio solitamente.

E' un lavoro che richiede più precisione del solito.


E come spesso succede, come sempre succede, accade qualcosa di inaspettato.

Avviene qualcosa che smonta le certezze e richiede che tu decida cosa fare.

Oggi, ad un certo punto, mi sono accorto che mi mancava un attrezzo per poter proseguire il lavoro.


Non ho un compasso.


E anche se l'avessi avuto, anche se ne avessi scovato uno in qualche astuccio dei figli, mai e poi mai avrei potuto disegnare una circonferenza di 108 gradi e 64 cm di raggio.


E allora nasce la solita domanda:

Prendo l'inaspettato come sfortuna drammatica?

O cerco qualcosa di bello che diventi un'occasione?


Posso scegliere. Questo posso ancora farlo.


Fermo tutto il lavoro giustificandomi con una valida motivazione?

O "m'ingenio" qualcosa che stuzzichi la mia mente?


Possiamo sempre scegliere.

Possiamo decidere se fermarci, sempre e in ogni occasione.

Possiamo decidere se avanzare, sempre, e guardare oltre al nostro proprio naso.

E cercare il positivo.


Io NON sono rimasto senza compasso.

Io questo lavoro lo finirò.

E verrà bellissimo.





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EL PINCHA UVAS

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