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Altimetria

  • Immagine del redattore: El Pincha Uvas
    El Pincha Uvas
  • 13 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

Sono stato un po' di giorni in vacanza con il camper.

Le scelte erano tante. Potevo andare ovunque.

Il camper ti offre tutta la libertà che desideri.

Quando chiudi la porta ti sembra di essere sempre nello stesso posto. Quando la apri, puoi ritrovarci il mare, una città, un parcheggio anonimo, un’alba indimenticabile o tutto ciò che sogni.


Mi sono chiesto: “cosa vuoi vedere quando apri la porta?”.

Mi sono risposto: “il paradiso”.


Quindi, ho riempito il camper di vestiti e cibo. Ho caricato la bici da corsa sul letto singolo legandola in un accrocchio che mi sono inventato per tenerla in sicurezza, e ho puntato la mia meta: il Trentino.


Sono stati cinque giorni meravigliosi.

Ho pedalato su Sella, Pordoi, San Pellegrino, Falzarego, Valparola e Gardena.

Ho pedalato in Val di Fassa, Val Badia, Val Gardena e non so quali altre.

Ho mangiato i canederli e una pizza strepitosa servita da cameriere che non capivo quando parlavano fra di loro.

Ho avuto freddo di notte. Bellissimo.

Ho guardato le stelle al buio.


E no, ciò che più mi ha colpito non è tutto ciò. O meglio, lo è stato.

Ma ho pensato molto anche ad altro.

Non chiedetemi perché ma, pedalando, ho pensato alle altrimetrie.


Altrimetria molto alta.

Sui passi venivo salutato da tutti i ciclisti, le macchine non suonavano mai il clacson, aspettavano, e aspettavano ancora se necessario. Quando potevano, passavano.

Nelle valli, la gente era educata, non stressava la cameriera. I paesi famosi erano pieni di persone ma nonostante ciò, la gente era tranquilla. Quando ho notato qualcuno in auto che non lo era, aveva una targa di una grande città di quelle che si trovano in pianura.


Le altrimetre si abbassano.

Poi, tornando a casa, ho fatto il giro del lago di Garda in bici.

Un paio di macchine mi “hanno fatto il pelo” e ne ricordo una che continuava a tentare di superare la macchina davanti pur essendo tutti in coda. La targa era di una provincia molto vicina a quella in cui abito.

Nessuna aspettava. Erano frettolosi. Già stressati.


Altimetria in pianura padana.

Ho pedalato tanto in provincia di Pavia, Milano, Lodi o Bergamo.

Ogni volta prendo insulti, dita alzate, distanze di sicurezza inesistenti e molto altro.

Poco tempo fa mi ha superato una macchina a gran velocità. Ho sbandato. La strada era larga abbastanza per passare a distanza di sicurezza. L’altra corsia era vuota. Poco dopo c’era un semaforo rosso. Ho trovato l’auto ferma, in attesa.

“Toc, toc. Scusa, ti posso chiedere una gentilezza? La prossima volta puoi non passare così vicino? Ho rischiato di andare per terra.”

La sua unica risposta è stata: “No, vaffanculo”. Ed è partito.

Ma perchè?


L’altrimetria zero.

Poi si va al mare. Altrimetria inesistente.

E leggiamo di gente che monta le tende in prima fila sena alcun rispetto di chi è dietro e che non potrà vedere nemmeno l’acqua.

O leggiamo di chi mette gli ombrelloni in luoghi protetti o di chi arriva con la musica altissima usando delle casse “da stadio” in luoghi pieni di altre persone.


Io sono sempre la stessa persona. Pedalo nello stesso modo. Mi comporto sempre uguale. Sto a lato della strada e rispetto il codice, sempre.

Perché a oltre 2000 metri sono rispettato in un modo e in pianura in un altro?


Perché la gente in montagna è in un modo e in pianura o al mare è differente?

Così ci fa essere così diversi?

Lo stress? L’ansia da prestazione? La fretta? Il selfie da instagrammare?

Cosa?


Lo so, sto generalizzando. Non siamo tutti così, e non siamo tutti allo stesso modo.

Lo so.


Ma perché il mondo sta cambiando così?

Io, comunque, sto meglio in alto. O in mezzo al nulla.

Starò invecchiando. Non so.

Ma è così.

Lasciatemi lassù.


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