In questi giorni viene voglia di tutto.
Tranne che proseguire con attività ormai banali, come può essere questo blog.
Viviamo un periodo terribile.
Qualcuno a me molto caro mi racconta di situazione terribili a Bergamo.
Oggi abbiamo anche visto i militari fare operazioni che mai avremmo voluto vedere.
Ormai tutti abbiamo amici o conoscenti colpiti da questo maledetto virus.
I bollettini serali che ci arrivano dal luogo dove lavoro sono ancora molto allarmanti. Il picco di contagi non è ancora arrivato.
Ci attendono ancora dei giorni, delle settimane e dei mesi molto duri.
Inoltre arrivano notizie poco incoraggianti dalla Catalunya e della Spagna.
Lì ci sono la mia amata sorella, tutta la mia famiglia, il mio caro gruppo "MELT", i miei "vells i bells amics" e tanti altri.
E per loro non posso fare altro che raccontare ciò che accade qui per prevenirli su ciò che accadrà là.
Nel frattempo le settimane di isolamento si iniziano a sentire, anche se a casa si sta davvero tanto bene. I bimbi sono bravi. Davvero bravi. Ma sentono la situazione.
E ci si ritrova a voler continuare le attività che dobbiamo fare.
Per quanto possibile lo dobbiamo a noi stessi e a chi è in prima linea.
Io lo devo anche ai miei figli. Non ci si può fermare. Occorre alzare la testa e continuare a camminare.
Per questo, nonostante il momento porti la testa altrove, ho deciso di scrivere lo stesso.
Quando si poteva, anche negli ultimi giorni, con i tre raggi di sole siamo andati con le biciclette in mezzo alle campagne.
Eravamo da soli.
Senza nessuno attorno.
Avevamo zaino in spalla. Merenda. Pallone e frisbee.
Ci serviva un pò di aria.
Ma non prendevamo le biciclette da tanto tempo.
Arriviamo in box.
E mi accorgo che i bimbi sono tanto cresciuti.
In certi momenti la realtà si affaccia crudele.
Rendersi conto che "loro sono cresciuti" è sinonimo di " io sono parecchio invecchiato".
Jordi non ci sta più nella sua vecchia bici. E' piccola. Per poter uscire deve prendere quella vecchia di Teudis.
L'Anna deve usare un bici da donna che avevo sistemato.
E Teudis? Cosa resta per lui? Teudis deve usare la vecchia bici di Anna.
E' bella. Molto.
E' una mountain bike con un sacco di marce.
Marca Decathlon come la maggior parte delle bici dei ragazzi.
Ma ha un piccolo problema.
E' nera, abbinata ad un rosa shocking.
Una parte del telaio è nera, ma scritte, cavi, dettagli e molto altro è rosa.
Non è una bici da considerarsi.. "maschia"
Andiamo in gita nei campi.
Ma non vi dico lo stato di Teudis.
Si sente umiliato.
Ha paura di incontrare qualcuno che lo conosce.
Quel colore rosa lo mortifica nello spazio più profondo del suo essere.
"Papi, compriamo un'altra bici? Io con questa non ci voglio più andare"
"Ma sai quanto costano? Troveremo una soluzione"
Delle volte, come in questo periodo, guardare con attenzione ci fa valorizzare ciò che abbiamo.
Ce lo fa riscoprire in un modo diverso.
E' bastata una bomboletta spray di colore nero.
E' bastato proporre un lavoretto con positività.
Teudis ha dipinto la bici rosa.
Teudis ora ha una meravigliosa bici di color nero aggressivo.
E l'ha fatta lui.
Ora non è più mortificato di andare in giro.
Ora è orgoglioso di poter farla vedere.
Perchè è sua.
L'ha resa sua.
Oggi abbiamo l'occasione di guardare i nostri rapporti come se fossero la bici di Teudis.
Alcuni li dobbiamo riscoprire perchè siamo obbligati a viverli h24 in casa per il confinamento.
Altri li dobbiamo (ri)adeguare perchè non li possiamo vivere di persona perchè non possiamo muoverci.
Questo momento ci offre l'occasione di renderci conto di ciò che abbiamo.
E di ciò che veramente è importante per le nostre vite.
Non serve cambiare tutto.
Delle volte basta un cambio di colore.
Delle volte non serve acquistare del nuovo. Con 4,5 euro si riconquista tutto.
Basta cambiare lo sguardo.
Basta amare di nuovo ciò che già abbiamo.
Basta un modo diverso e bello di rapportarsi.
Basta il fiorire di un desiderio.
Basta accorgersi di un bisogno.
Basta regalare una semplice carezza. Dal vivo. O a distanza.
Tutto può cambiare di colore.
E così tutto andrà bene.
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