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150 anni

  • Immagine del redattore: El Pincha Uvas
    El Pincha Uvas
  • 16 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Abbiamo fatto un lunghissimo viaggio in camper.

Abbiamo scoperto zone meravigliose.


Non so dare un contesto preciso al momento. Ma ricordo bene il commento di Teudis.

Eravamo a Sarajevo.

Lui è un ragazzo attento, sensibile, profondo.

Parlava a me e ai suoi fratelli:

"Avete mai pensato che tra 150 anni tutte le persone che oggi popolano il mondo non ci saranno più? Tutti, dico tutti, saranno diversi da quelli che vivono ora."


Aveva ragione. La persona più longeva della storia ha raggiunto i 122 anni in Francia.


Ho pensato molto alla domanda di Teudis.

È vero: tra 150 anni il mondo sarà completamente nuovo.

Quella domanda è potente.

Continua a risuonare nella mia mente.


Chiunque oggi viva nel mondo, tra 150 anni non ci sarà più.

Come mi fa sentire questa consapevolezza?


Se li avrò, tra 150 anni ci saranno i miei nipoti?

E i loro figli?

Cosa vorrei lasciare a tutti loro?


Al lavoro spesso penso a cosa fare oggi affinché, con il tempo, possa accadere qualcos’altro.

Nel volontariato cerco di avere in mente ciò che succede, per provare a far accadere qualcosa di ancora migliore.

Nello sport programmo gli allenamenti e studio i materiali, così che tutto vada per il meglio.


La mia testa è piena di ragionamenti.


Cosa posso fare oggi che possa servire a chi verrà dopo di me?

Nella vita, cosa è davvero importante per me?

Cosa sarà importante per chi vivrà tra 150 anni?

Cosa posso fare per loro?


Non mi interessano i soldi, anche se vorrei vivere più sereno, senza dover contare ogni centesimo.

Non mi interessano i lussi. Non mi sono mai interessati.

Non mi interessa la carriera. Ho visto tanti esempi di chi ha vissuto solo per quella, salvo poi pentirsene quando, sul letto di malattia o di vecchiaia, si sono accorti che al loro fianco non c’erano né soldi né capi aziendali, ma partner, figli, sorelle, fratelli o genitori.


Amo quando stendiamo un telo al buio, parliamo sotto una notte stellata e, all’improvviso, dopo una bella frase, Teudis sorride e ci salta addosso urlando: "Sono un paroliere!".

Amo quando lui e Jordi giocano a calcio in un parcheggio sperduto dei Balcani.

Amo quando viaggiamo e discutiamo su chi deve stare davanti.

Amo quando i miei raggi di sole hanno la sensibilità di aiutare una mamma con due figli in difficoltà su un autobus.

Amo la semplicità di sedermi ad ascoltare l’organo del lungomare di Zara.


Vorrei poter trasmettere ciò che amo alle persone che amo.

E sarebbe bello che anche loro potessero trasmettere ciò che amano alle persone che incontreranno o ameranno.


Forse così, tra 150 anni, qualcuno non lotterà per cose futili. Forse così, tra 150 anni, qualcuno amerà il profumo degli alberi, e non solo quello del vile denaro o della carriera.

Quando non ci sarò più, so che mi mancheranno i colori, i suoni, i profumi, gli abbracci, gli affetti e le esperienze di vita.


Tra 150 anni i miei bisnipoti non ricorderanno se avevo una casa grande o piccola.

Ma quanto sarebbe meraviglioso se, attraverso la storia, i racconti e l’educazione, potessero amare fin da subito ciò che a noi mancherà quando non ci saremo più?


Non so in che modo, ma ci proverò.


Grazie, Teudissino.

Averti vicino è una grandissima fortuna per me.


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