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Si può sempre rinascere

Immagine del redattore: El Pincha UvasEl Pincha Uvas

Nel marzo del 2018 ho scritto una lista di "100 cosa da fare prima di non farcela" (che poi erano meno...).


C'erano cose come:

  • "fare il tatuaggio al gomito"

  • "correre un'altra maratona"

  • "fare un sito/blog per parlare di portachiavi e bricolage" (che poi si è evoluto in questo)

  • "diventare ultra maratoneta"

  • "andare fino a Barcellona in bici"

  • "fare la via francigena".


Ne avevo scritte molte altre. Le ho concluse quasi tutte.


In una di quelle righe rimaste incompiute c'era scritto:

"Scrivere la mia storia".


Negli anni tante persone mi hanno suggerito di scriverla, compresi i miei figli.

Non sapevo da dove iniziare o cosa raccontare. Per anni c'è stato un vuoto di ispirazione. Anzi, pensavo che non sarei mai stato in grado.

Invece, ad un certo punto, qualche mese prima di Natale.... pam!

Ho capito come poteva essere strutturato, ho visto chiaramento quale poteva essere il filo logico.


Mi sono messo davanti alla tastiera e le dita si muovevano da sole. Era come se un ente esterno mi gestisse e decidesse in autonomia cosa scrivere e come farlo.

E' strano, ma finalmente l'ho fatto.

Ho scritto il mio primo libro, raccontandomi, raccontando le tante vite vissute in una sola.


Il titolo l'ho deciso un anno e mezzo fa.

Ho chiesto a delle persone "se doveste riassumere la vostra vita in uno slogan o nel titolo di un film, quale sarebbe?".

E loro, dopo avermi risposto, mi hanno detto: "E tu?".

Ho risposto secco, di getto, senza pensare: "Si può sempre rinascere".


Non avevo mai ragionato ad una frase che potesse riassumere la mia vita.

Con quella risposta decisa, immediata e spontanea ho capito che in quel preciso istante il titolo di un mio futuro libro era stato trovato.


Quando ho iniziato a scrivere mi sono chiesto se ne valesse la pena.

"A chi può interessare la mia storia?".

"Ma chi può avere voglia di spendere soldi per leggere il mio percorso?".

Un pò continuo a chiedermelo.


Da tanti anni volevo mettere nero su bianco ciò che ho vissuto. O almeno una parte, perchè tutto è impossibile e raccontarlo. E comunque, è giusto tenersi qualcosa per se'.

Il desiderio c'era, ma l'ispirazione no.


Scrivendo mi sono riempito di emozioni:

  • ho rivissuto momenti duri.

  • ho incontrato nei pensieri persone che mi hanno aiutato.

  • mi sono intristito di nostalgia per la mancaza dei miei.

  • ho sorriso, per momenti felici ritrovati.

  • ho guardato indietro e riordinato dei pezzi del puzzle. Con questi, ho attaccato qualche pezzetto di cuore che era rimasto slegato dal resto.


Scrivere questo libro ha messo ordine, mi ha fatto commuovere e soprattutto mi ha fatto essere orgoglioso di essere qui, dopo tutto, a dire che nulla è perduto e c'è sempre del bene per noi.

Pubblicarlo, per ora, mi sta spaventando perchè la gente mi leggerà, mi guarderà dentro, mi guarderà il cuore.

Lo ammetto, mi tremano un pò le gambe.


Ma sono contento.

  • Perchè scrivendo ho preso consapevolezza del percorso fatto e mi sono dato alcune risposte su come sia possibile sorridere e cercare sempre il bello nonostante le tante viste vissute.

  • Perchè i miei figli potranno conoscere un pò meglio il loro papà e, spero, potranno pensare che nella vita si può sempre trovare il positivo qualcunque cosa accada.

  • E poi, perchè chissà, magari, potrà essere utile a chi lo leggerà.


Sarebbe bello se alla fine della lettura qualcuno potesse dire:

"Io non mollo, so che si può sempre rinascere".



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EL PINCHA UVAS

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